giovedì 27 novembre 2008

vedra vedrai



grazie poeta

martedì 25 novembre 2008

Una storia

Color che ragionando andarono al fondo,
s'accorser d'esta innata libertate;
però moralità lasciaro al mondo.
Onde, poniam che di necesitate
surga ogne amor che dentro a voi s'accende,
di ritenerlo in voi è la podestate.


“Ma chi me l'ha fatto fare, fumare roccie, tirare, calare, rollare...”
Ma, acchitta acchitta, biascicando e caracollando, alla fine Cappuccino Acido si perse nel bosco senza piante. “e che cazzo di bosco è?!?!” si chiese giustamente. Ma subito ancora “ l'ho pensato o l'ho detto? Cazzo, forse era meglio mangiare sano, forse....”. E s'addormentò fiera e ipoventilata dentro una teca di cristallo che guardacaso stava proprio li dove passava. “Certo che, eh cotrec, un posto così era meglio non attraversarlo” fu l'ultimo pensiero prima di lasciarsi andare. Ora, lei faceva finta di dormire, credeva di farlo, o meglio, si chiedeva: “ma sto dormendo davvero o lo immagino solo” e poi ancora “ma l'ho detto o l'ho pensato?”. Era tutto molto difficile allora per lei.
Ecco, Cappuccino non si può certo chiamare al telefono a notte fonda e pretendere ti capisca al meglio, ma di sicuro è una brava persona. Brava fintanto non gli salgono le scimmie. Tre scimmie scalatrici e tenaci, che purtroppo, a differenza delle cugine disagiate, ci vedono ci sentono e parlano. Tre urlatrici pericolose che cacano il cazzo di brutto, per farla breve.
Disse: “sto sarcofago de vetro me sta stretto, manca l'aria, aira lac nam!...Oddio sto male, elam tsoid do!! O luna silente o cielo altero, sto male, STO MALE!!!”. E grida e rigrida che ti arrivò un principe assonnato, vagamente scocciato: “esci da li allora, porca di quella troia impunita! Non bastano i draghi, le armate delle tenebre, le singolar tenzoni e le emorroidi dal troppo cavalcare. No! Pure le urla notturne della principessa spaurita! Ma vaffanculo papà, baciami le chiappe genitore-Re: “Odi le grida nella notte oscura? Le odi figliolo? Vai ragazzo mio, vai! Salva la donzella! Falla tua! Sii eroe come io lo fui per la tua venerabile madre...” vecchio regale rompicoglioni!!“ Ma in tutto questo logorroico lamentio Cappuccino era attonita, lo guardava e non capiva: “ma chi cazzo t'ha chiamato brutto pezzo di fango infetto! Levatevi dalle palle tu e le tue fisime perverse da figlio d'una sega fuori controllo!” Il principe, che pure non era un francescano, ci rimase male, chiuse la mano a cinquina e la traslò modello valanga sulla guancia sinistra di lei che sputando qualche molare misto a bile schioccò le dita. Povero principe, le tre scimmie psicotiche furono assai contente di smembrarlo per conto terzi ma ancor di più di poter succhiare midollo osseo fresco senza rischi penali. Alle grida del giovane infatti non accorse nessuno. Finalmente Cappuccino potè tornare a rilassarsi e a tentare il contatto telepatico con il bianconiglio, che gli sfuggiva sistematicamente. Faceva il vago, il fattone salterino, gli doveva bei soldi. Erano amici un tempo, poi lui s'era perso con le carte, fra allucinazioni mistiche e miste. Con la scusa che non c'era mai tempo, che la regina di cuori era infuriata e che il cappellaio era matto, disse che s'era dato alla macchia per il bene di tutti, invece era solo perso nel tunnel. Il bastardo però non sarebbe potuto scappare per sempre...Così ghignava fra se Cappuccino pregustando lo sventrio senza anestesia del batuffolo e la cena che si sarebbe poi fatta.
Certo questa non è una storia moralizzatrice nè costruttiva. Questa è solo una storia probabile. Una storia, come dire, airot sanu, che non so bene se l'ho pensata o l'ho scritta. Le scimmie stanno salivando brutte e affamate, mi guardano, il coniglio, detto anche la merda pavida, c'ha il cellulare staccato, il principe gocciola dalle pareti, sarà una rottura di palle domani raschiarlo via, io sorseggio un dubbio caldo: chi me l'ha fatto fare di fumare roccie, tirare, calare, rollare. Cazzo, forse era meglio mangiare sano, forse.... Era meglio stancarmi dell'infinitamente piccolo, dell'infinitamente grande e dedicarmi all' infinitamente medio.

martedì 18 novembre 2008

Fra papaveri rosso cremisi

Chi sei tu per vivere in tutte queste forme? Tua è la morte, tua la gloria, la pietà, la pace. Dai riposo allo spirito, comprensione, coraggio. Il cuore rassereni. E guerra in tuo nome diviene altro. La sottile linea rossa che unisce ciò che conosco a quello che posso solo immaginare. La verità che non si lascia possedere ma brilla attraverso i tuoi occhi.
Vedo un uomo morto, orribilmente mutilato e gli sguardi dei miei compagni si fanno tristi. Io sorrido fra le fronde e gli insetti. La giungla è decomposizione, lotta, amore animale. Forse gli uomini appartengono ad un unica grande anima, un unico grande essere. Tutti cercano la salvezza seguendo il proprio sentiero, come carbone tolto dal fuoco, lottano col vento.
Andremo dritti su per quella collina, e l'acqua ci darà sollievo. Occorre temere un uomo solo quando smette di lamentarsi e avanza cieco.
Lassù c'è qualcosa per proteggersi, in alto dove non arrivo a vedere troverò conforto.
Alba dalle dita rosee, fa che io non tradisca i miei simili. In te io confido, in te mi rifugio. Seguendo il tuo arco nell azzurro non ho paura se non della mia debolezza.
Colpi di mortaio avvelenano l'aria, passa il giorno, la sera s'avvicina. Neri occhi spauriti, barbe incolte, uomini poveri e soli, sfiancati dal dubbio. Non ha senso, non si hanno alternative poichè si è scelti e si sceglie senza che nulla accada.
Tosse malata e dolori allo stomaco. Umido terrore. Volo alto sopra la valle di corpi stesi a marcire.
Corriamo verso qualcosa che ti somigli, almeno in parte, anche se solo in futuro. Silenziosi e nascosti fra l'erba, affannati. C'è paura in ogni gesto.
Moriamo uno ad uno, non voglio crederlo. Urla e nebbia dopo gli scoppi. A terra! A terra. Barellieri, uomini, aiutateli. Non c'è fine, solo ordini. Non vi fermate, chiamate alto il vostro nome e aspettate risposta mentre il prato ondeggia, le nuvole ci guardano e il cielo attende.
Ho ucciso, striscio nel fango, voglio continuare a sorridere e nessuno può comandarmi, ma ho paura, molta paura. Insegnami a vedere le cose come le vedi tu.

venerdì 14 novembre 2008

Immondia

Un sacco di rifiuti da troppo tempo ad attendermi qui all ingresso. Lo guardo, è chiuso stretto e puzza. Mi avvicino e noto inquietanti ombre all' interno. Lentamente provo ad aprire il nodo che lo tiene chiuso. Infilo la mano dentro ad occhi chiusi rovistando fra umido e viscido. Annuso le dita e l'odore è acre, di morte e dimenticanza. Verità scomoda. Voglio capire meglio così comincio ad estrarne il contenuto. Carte di appunti inutili macchiate d'olio e fondi di caffè, bottiglie accartocciate, fazzoletti e muco secco. Dispongo tutto in ordine e continuo. Vado più a fondo e tocco quello che era una mozzarella bianca e succosa, piena ora di piccolissimi vermi. Ne strappo un pezzo gocciolante di siero giallastro, lo assaggio. E' acida e sento distintamente in bocca l'agitarsi delle larve, ancora per poco, mastico velocemente e tutto si riduce ad un indistinta massa tossica. Ingoio. Il tappo di uno yogurt rimane attaccato alla manica della camicia, lecco quello che ne rimane, è acido. Filamenti fastidiosi fra i denti. La nausea mi attanaglia e lacrimano gli occhi. Non piango, lacrimo. Cicche di sigarette, cenere. Ne accendo una e aspiro quel che ne rimane, catrame disgustoso. Arrivo al filtro e spengo il tizzone sull umido della verdura marcia, poi assaggio anche quella, sa di muffa. Sembra non ci sia più nulla se non liquidi fermentati e ciocche di vecchi capelli sparse un po' ovunque.
Ora la busta è vuota e occorre sia di nuovo satura di ciò che dà angoscia e vergogna. Di quello che, sperando scompaia, chiudo stretto in sacchi di plastica e getto via. Ripenso al manuale di auto liberazione, forse ho capito.
Accatastato in un angolo lo schifo inutile infilo la testa nella busta e lego stretto. Sdraiandomi sorrido, sempre più addormentato e nervoso, sempre più simile al vero. Chiudo gli occhi, finalmente smetto di lacrimare e piango. Proprio oggi ho scoperto il nome di mia figlia, Odusia.

sabato 25 ottobre 2008

Scomodo vivere

Questo succede se d'improvviso ti mancano le parole. Quando vorresti dirle ti amo e solo vai altrove in preda al rimorso di quel che non c'è mai stato. Cosa succede a chi sente di dovere evadere ed invece infila solo serie di niente?

Poesia:

Grigio cielo non più mio
Prato secco
Figlio che non nasci, mi senti?
Sono io, sono tuo
Padre
Avrei voluto dirti
Ma non t'ho mai visto
ne pensato
credendo sottinteso
già pattuito col futuro
ogni attimo possibile
ed invece Amore mio
avrei dovuto pulirti ed asciugarti
ogni giorno e più volte
come ape delicata
fra esagoni identici
cercandomi
Ormai è tardi, me lo dice il vento
lo smog, le paturnie
Sarebbe inutile tentare
non ci sei mai stato
e così mai più
il mio rammarico è ruvido
scomodo e vecchio
ti scrivo sperando tu legga
parole confuse

giovedì 25 settembre 2008

Eureka!

Innanzitutto, per qualsivoglia dubbio o, più plausibilmente, per ogni Vostra endemica ignoranza, sono forniti link esplicativi riguardanti le parole difficili poste nell'articolo.

Andiamo per gradi: 4 invenzioni ancora da brevettare che rivoluzioneranno la vita della gente. Amaca a levitazione magnetica portabile (o a lievitazione naturale, poi si vede), black hole garbage box (questa però è in forse, aspetto notizie dal tuttologo Marco Coach), silicone al bosone di higgs (con relativo antidoto antimateria di precisione, anche per questi prodotti i tempi sono variabili e incerti, direttamente correlati ai risultati dell LHC di Ginevra), ed infine la vera grande svolta: lo spray usb (nano materiale composito, superconduttivo, programmabile e reagente).

Partiamo dall'amaca: 2 piattelli base, pile all'idrogeno incorporate, autonomia 8-10 ore. 2 piattelli opponibili speculari e levitanti. Ovunque e comunque, poste le basi a 2 metri, col pratico telecomando incluso nel kit, con semplice gesto, l'amaca leviterà da un minimo di 1 metro ad un massimo di 8. Il grande scienziato nonchè filosofo Marco Coach sta giusto ora lavorando alla miniaturizzazione del apparato levitante da lui copiato paro paro a quello del treno volante giapponese, in attesa di risultati concreti offriremo comunque l'ottima amaca a lievitazione naturale: 12 kg di pasta madre sulla quale stendere il telo e, vicino ad un indispensabile fonte di calore non fornita a corredo, sarà possibile lievitare lentamente ed in maniera del tutto eco-sostenibile fino ad un altezza massima di 2 metri.

Black hole garbage box: In un comodo scatolotto quadrimensionale, il classico tesseratto che tutti conosciamo, un mini buco nero portatile e silenzioso al nostro servizio. Chiara applicazione dell'oggetto è quella di dire finalmente basta alla busta. Maleodoranti sacchetti di biologico, ingombranti sacchi pieni di vetro, carta e plasticacce varie addio! Tenuto buono da un sistema a prova di imbecille il nostro buco raccoglierà in se, spedendoli dove neanche noi siamo in grado di capire, ogni genere di nefandezza umana, merda, pannolini, e se serve direttamente tutto il bimbo cacone. Il nostro demiurgo di fiducia Marco Coach segue con ansia i lavori in corso presso il "large hadron collider" dove secondo fonti non ufficiali potrebbe venire ad innescarsi un "pericoloso" black hole in grado di risucchiare l'universo intero. D'uopo il virgolettato sul pericolo poichè a vigilare che tutto vada per il meglio la Nostra Grande Azienda, che ha a cuore la terra tutta ma soprattutto i Nostri interessi, ha mandato il noto usuraio e critico scientifico Ziustè Zambu, il quale autorizzerà di volta in volta ogni singolo procedimento, bloccherà passaggi sospetti e prontamente ruberà ogni idea o risultato commercializzabile nell'ottica dei Black hole garbage box.

Per la conclusione di questo prezioso articolo promozionalEducativo vi rimando alla prossima puntata in data da definire (STAY TUNED). Tratteremo le ultime e più importanti invenzionInnovazioni che la nostra azienda sta per lanciare sul mercato: il silicone al bosone e lo spray usb.

Una buona serata a tutti.

venerdì 12 settembre 2008

Moto relativo

Friccico alla vescica, nervosismo diffuso, vita che scorre a fiotti. Tutt'intorno ci corro dentro e fanculo. Le mie sono parole al vento, nel vento. Pigro e come me molti si siedono a volte, nei posti sbagliati, e pigiano duro. Mi chiedo perchè la moto tira [1°, 2°, curva a destra, 3°, curva a sinistra tirata tesa e stretta col fiato corto e giù per la piazza, 4° piena in piega verso e nel passaggio dell' acquedotto romano di fitti mattoni sempre più vicini] proprio quando un bengalese stanco attraversa in modo veramente stupido? Le domande e le risposte troppo spesso sono solo pippe mentali per coprire più grandi risposte senza domanda alcuna. E c'è solo colpo pieno al cuore, risposta muscolare che precede la coscienza, rispondo [freno filo inchiodata, 4°3°2°, allargo pericolosamente la corda, centesimi di secondo, dietro sculetta ma tiene e và]. "Ah scemo!" urlo. A chi? Resta solo l'adrenalina in petto e nelle braccia, gambe tremule, tempie e freddo sudore. Perchè corro? Se rispondo è solo per prendere tempo, per indugiare ancora un pò. Così peggio che mai, sul vialone lungo di strade sopraelevate e tangenti, fra le auto in sosta e il taxi m'incuneo stringendo d'incastro tutto, notturna freccia passo. Ah! s'io fossi foco, o fionda. [4°,3°,tutto in avanti sinistra piena, gamba e culo fuori]. I miei veri occhi sono molto aperti e concentrati. Le cose sfilano e io sto fermo. Osservo il mondo che mi pervade.Boccioni - moto assoluto e moto relativo

sabato 23 agosto 2008

Ce sete? insulsi cazzaroni.

Ora e soltantonto ora è.

E 'n trovo ,n valido esempio.
Tipo: c'è 'n tale, mistoburino, con la passione pe'r frutto di mare. Allora fà: " daje che stasera me ne vado al ristorante a fiummicino e me sparo 'na tripletta alo scojo!". Sto matto rispammiava 'n tot a settimana p' annasse affà na magnata de pesce come Cristo comanna. Solo che, tanto je stava 'nfissa, che nun badava popo si 'r prodotto era fresco o 'ncartapecorito.
Venne 'r giorno che, daje e daje, l'oste se face 'r pallino de volello 'ntortà e allora l' infame je disse allo sguattero: " sto pollo me lo cucino io. Riccardi! viè 'npò qua! sentime: a quer torzolo 'nfonno alla sala mannaje la robba de ieri l'altro, si, quella pe li gatti der sor Nando. E segna ar conto come tutto servito fresco, che li sordi se l'annamo a beve pe osterie all' ora bona."
Detto e fatto che er poro amico nostro se fece panza de morto passato, e je venne come un quarcosa che prometteva presto ar peggio.
Ne l' oste ne Riccardino e nemmanco nessun' artro drento ar locale se seppe da risposta a tanto enigma che l'omo, 'n fin de vita e co la schiuma alla bocca , urlò ali muri: "Mamma bella che mar de panza! Ma che bello morì così, quanto pesce me sò magnato!".

amen

giovedì 21 agosto 2008

Poesia Antifascista

Lo avrai
camerata Kesserlig
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non con la primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto con il silenzio dei torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi con lo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

Luis Rogelio Nogueras

martedì 12 agosto 2008

L'aquilone

Buon estate
micro corto di Marco Cirioni

martedì 15 luglio 2008

Pedra de Fogo


__APNEA__

Qualcosa si rompe
Plastica metallo
Acqua ferma
Cenere

Bottiglia di plastica
Pellicola di metallo
Cenere

Acqua ferma e bottiglia
Plastica e metallo
Acqua ferma
Fumo dalla cenere

___A_P_N_E_A___

Qualcosa si rompe
Plastica metallo
Acqua ferma
Cenere


venerdì 11 luglio 2008

pillole e cianuro

La gente parla, urla, blatera. S'accanisce contro tutto e tutti, contro se stessa. Alza scudi, ognuno il suo. Il silenzio, la cultura, la bellezza, la posizione, la fede, il lavoro, la disoccupazione. C'è chi è convinto di essere a buon punto, chi piange frignando al cielo che il punto non c'è più. E intanto i vecchi muoiono senza cure, i bambini assimilano sostanze nocive, si fanno debiti per una settimana da signori a Nizza. Scadono i contratti, si assottiglia il limite economico dell indigenza. La gente parla di politica, parla molto di politica, io c'ero, è giusto esserci, io ci sarò. La piazza antidepressiva, la piazza senza neanche una bomba, la piazza prima vuota, poi piena, poi tristemente e di nuovo vuota. Restano le cartacce, gli echi degli slogan a riempire prima le bocche, poi i cassonetti. Schiere di spazzini part-time con ramazze in mano e labbra cucite, veri manifestanti i sorci. Assuefatti ai meccanismi invisibili, a presuntuosi esseri che con voci bavose fanno finta di darsi contro. Ci siamo abituati a chiedere, abituati a nascondere dietro le parole tutte le risposte che non sappiamo darci veramente. Qualcuno mi dice che mette in pratica il (fanculopensiero), lo fà, senza sparire, con ripetizioni antiche come la terra, quando sarebbe meglio, più utile alla ricerca, dire che si vorrebbe, ma non se ne hanno le palle. Qualcun altro mi dice di aver infine raggiunto il proprio equilibrio, rispetto a cosa io non capisco, in così giovane età credere d'aver raggiunto una staticità mi sa di paura, ignoranza, limitatezza, egoismo, ingenuità. Io di me non ho più parole, io per me non ho più parole. potrei dissolvermi e non me ne accorgerei. L'unico a farmelo notare sarebbe lo psicologo. E' un momento che spero duri per sempre. Non m'indigno, non m'illudo, non mi stupisco, se non del fatto di non potermi più difendere. Mi sento un pagliaccio triste triste. Un tempo ero come tutti gli altri, involontariamente protettivo verso me stesso anche quando mi davo contro. Ora sono peggiore.

martedì 8 luglio 2008

confession of a drug addict

What type of drugs do you do?
And what do you do to get your hands on your shit mothafucka huh??!!
What kind of dirty tricks you do to get yourself fixed?
You're all sick; is it lack of love? or lack of your withdrawal?
Drugs!! i need femine venoms in the system
In order to function in the rhythm

Cypress hill feat Emiz

domenica 6 luglio 2008

.............................Nomen Nescio..........................

Pietà nessuna
c'è
in-differenza
in-soddisfazione.
Dolore
che a forza sbreccia
il muro retorico.
Era.
Comico finire così
ventotto ictus
un anno.
Forse sbaglio
faccio solo confusione
non sono lucido
non sono meritevole.
Io non sò
toccargli le ossa
sollevare i veli
che vorrei dis-conoscere.
E' tuttto qui
sbraitava per i propri soldi.
Sono i soldi e nessuna pietà
le scuse che offuscano i diritti.
Immagino sia così.
Misera vena e cranio caldo
come misero sono io
fra ridicole rime e tentativi
di dire più vero che posso
che lui è espolso nella testa
ed è morto
sul marciapiede bollente
con nostra tristezza temporanea
apparente-mente la mia voce
senza pietà alcuna.

giovedì 29 maggio 2008

E' una questione di qualità, una formalità

Ero bello, era bello
sapere niente
volere meno

e invece
ora

venerdì 16 maggio 2008

ciao ciao

ciao a tutti

vi voglio bene

io parto

me ne vado

sardegna
poi montecarlo
poi ancora sardegna

per lavoro s'intende

torno a settembre

sarò latitante


baci baci baci

lunedì 5 maggio 2008

L'italia che và

Abbiate pazienza e guardatevi questo mio video.
kizz

venerdì 2 maggio 2008

FREAK'ABOUT


Maledetti storpi, che infettano la vista.
Sono uscito di casa per disperazione, l'apatia è pericolosa e a volte mi cattura come tagliola alla caviglia. Allora io-lupo mi strappo la zampa.
Io storpio fra gli storpi. Ora che sto avvicinandomi di nuovo e pericolosamente alla strada ricomincio a vedere. Noto di nuovo, e ancor più vividi, i contrasti, le crepe fra i muri appena ristrutturati. La monnezza per strada, immersa in quella che noi chiamiamo luce, è una limitata porzione dello spettro tra i 200 e i 700 nm circa. Acccontentandoci di confini mediocri ma definiti, di bellezza e monnezza, campiamo sereni.
Dicevo gli storpi, milioni di deformi claudicanti, macchine di benessere altrui.
Una signora grassa, vecchia, zoppa, rugosa, con un occhio chiuso e uno aperto. Mi è passata accanto. Un ex tossico d'età indefinibile, urla benevolo quanta pizza alla mortadella vuole. E birra. Ciccioni e ciccione, grasse palle umane, ovunque ansimanti. Immagino i loro piedi nudi, gonfi, storti ed affaticati dal peso, dalle scarpe scomode, bellocce e scomode. E il sudore, acre fra i rotoli, fin nell' intimo. Che schifo. Io sono obeso dentro. Io sono affaticato.
Io mento mentre m' irrobustisco.
Allora sport-disperico. Integratori. nuoto bicicorsa freerock frisbee nullanulla nulla, come molti mi illudo di poter inversamente somatizzare la salute.
Ti adoro quando fai l'ingenuo così.
Ed invece storpi ovunque. Molto puliti. Insospettabili affamati, agognanti lo scatto.
Step come emblema sociale e fisico. Mediocrità.
Mendicanti, immigrati lavoratori, vecchi spaesati, giovani ravers, commesse, meccanici, postini, addettti al servizio navetta, vigili, farmacisti, avvocati, dottori, principi, maghi fattucchiere e cyborg.
Uomini e donne sciatti, unti di smog, stanchi.

#"Vuoto di senso o senso di vuoto" Battiato docet#

mercoledì 23 aprile 2008

Volo parabolico detto anche volo del vomito.

Questa mattina, ormai ieri vista l'ora, ho partecipato da operatore interno ad un bel lavoro: Sala Umberto, via della Mercede. Incontro per studenti delle superiori. C'erano uno scrittore, e la mitica voce che commentò a suo tempo lo sbarco dell' uomo sulla luna, Tito Stagno. E Paolo Nespoli, astronauta (sono due in italia)assai simpatico e genuino. Come ha detto lui: Qui c'è più probabilità di diventare ministro. Infatti, chissà perchè, risiede stabilmente a huston. Oltre a persone capaci, da noi si perdono anche belle persone. Durante la mattinata hanno parlato di spazio, del senso della vita, di cose pratiche, consigli senza impegno e ancora, video-documenti d'epoca dell'allunaggio, dell universo odierno. Poi libere domande degli studenti. Di tutti i tipi. Una bella tripletta di ore sensate e ironiche. Quando le scolaresche non fanno troppo chiasso...Io, chiaramente, con un occhio guardavo nell oculare della telecamera e con l'altro tentavo di godermi lo spettacolo. Poi, quando i ragazzi e anche l'ultima giornalista di radio24 se ne sono andati, gli ho chiesto l'autografo, mica per me, per Marco Cirioni, che di certo non lo vorrebbe, nel senso diretto del chiederlo a qualcuno. Il mio è come un regalo, e lui ci ha scritto: A Marco Cirioni, punta sempre in alto, Paolo Nespoli. Marco è un fratello per me, è quello che ultimamente mi ha fatto vedere the deep blue yonder di herzog, e che ha ritroso nel tempo compare ogni volta come ricordo caro, fino al banco del I.T.I.per la cinematografia e la televisione Roberto Rosselini.

Ma andando oltre poi si è smontato tutto: telecamere cavalletti computer 30 metri cavo vga switch-vga vde pdf e via via acrominando. Si è lasciato in balia della sua vita l'altro operatore, come da pragramma. E si è andati in solitaria, con tutte le attrezzature, sempre come da programma, al summit hotel, via Aurelia. Però, come dicevo, il prgm era: Finisci a teatro, vieni al summit, si allestisce un evento per domani. Calcolavo perciò dalle 7 di mattina a massimo le 17. Non sapevo che evento si andava a fare. Non sapevo che in verità si allestiva, si eventava, e si smontava tutto insieme. E non sapevo che...
nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
A L E M A N N O A N T O N I O Z Z I G A S P A R R I B O N D I
ETCetcETCetcETCetc
FASCISTI FASCISTISSIMI
F A S C I S T E R R I M I S S I M I
Sala centometresca immensamente signorile e fornita. Cosa ho fatto per meritare tutto questo con cadenza regolare?
Ma oggi si è andati oltre. Certi oratori mi sembravano Uollas di Breivart. Braccia tese e "a noi" in gridi sparsi, addirittura profusione di gesti dell'ombrello.
Io non ci voglio credere. Ma dove cazzo stavo sta mattina? "No no, sò i peperoni fritti nell' ojo motore che t'hanno fatto fa 'nsognaccio. 'Nte preoccupà, rimettite giù che è presto p'annà a lavorà".
Abbiamo dovuto aspettare che vomitassero sangue tutti infervorati, poi i filmati (tra cui il mio di 4 minuti di un altro fckn evento, che pena che mi faccio a volte), poi il buffet e poi, crisstiddio, proiezione su megaschermo, perchè nel frattempo Alemanno era andato a ballarò a fare a capocciate con Rotello. Tiro le somme:sveglia 6e30 - 8:00 sala umberto nello spazio - 14:00 integrazione camera eng in regia presso summit hotel - 19:30 E V E N T O. 20:00 nausea - 21:00 vomito - 22:00 cena con vomito e ballarò - 23:30 smontaggio -
00:30 V_A_F_F_A_ N_C_U_L_O.
01:30 casa.
19 ore.
Dallo spazio la navetta discende sempre più veloce nell' atmosfera e l'aria comincia a surriscaldare lo scafo lanciato nel vuoto per attrazione gravitazionale terrestre. Verso la fine della parabola discendente il metallo è ormai color cremisi ma, provvidenziale, si apre la serie di paracadute d'atterraggio.
Gradualmente diminuisce l'attrito della realtà sulle cose.
A volte bastano quattro accordi. Come il sole all'improvviso

SOL SOL4 SOL SOL4 SOL
Nel mondo io camminero tanto che poi i piedi mi faranno male
RE SOL LA- RE SOL RE SOL
io camminerò un'altra volta e a tutti io domanderò
RE SOL RE SOL
finchè risposte non ce ne saranno più
RE SOL
io domanderò un'altra volta.
LA- DO SOL LA- DO
Amerò in modo che il mio cuore mi farà tanto male
MI- LA- DO SOL LA- SOL RE
che come il sole all'improvviso scoppierà, scoppierà.
SOL SOL4 SOL SOL4 SOL
Nel mondo io lavorerò tanto che poi le mani mi faranno male
RE SOL
io lavorerò un'altra volta.
LA- DO SOL LA- DO
Amerò in modo che il mio cuore mi farà tanto male
MI- LA- DO SOL LA- SOL RE
che tanto che come il sole all'improvviso scoppierà, scoppierà.
RE SOL SOL4 SOL SOL4 SOL SOL4 SOL
Nel mondo tutti io guarderò tanto che poi gli occhi mi faranno male
RE SOL
ancora guarderò un'altra volta.


giovedì 17 aprile 2008

Old double click

Sono nato sulla tiburtina, poi elementare a torbellamonaca, medio a ottavia, anche superiore ad ottavia, ed europeo, il corso, ad ottavia. Ora che non sono più, sono tornato alla culla. La tiburtina è retta ma il cerchio si chiude qui. Apro un negozio, uno shop di destini su misura. Mirato, squadro il cliente e gli cucio addosso un futuro migliore, e se proprio è fuori misura o la stoffa non ce l'ha, opterò per un futuro perlomeno plausibile. Vivo con i nonni. Da un pò. E questo per me è strano. Anni di libertà liberamente accantonati. O meglio avrei avuto la libertà di trovare soluzioni diverse al mio problema. Posti da scoprire ne conosco, eppure sono qui. A 200 metri dalle giostrine dove mi portava nonno. Solo che ora sono io ad accompagnarli. Come vanno lenti i trenini a vapore. Il nonnino dializzato ottantenne con vari infarti, un aneurisma, un ictus. Secco e piccolo c'ha una tempra malata da far invidia. E nonnina, con meno tacche sullo scafo, solo un recente e neanche troppo ictus, mi si è rincoglionita la dolcetta grinzosa. E la fine è vicina, senza rancore, la fine è vicina. Simbiotici esserini dall equilibrio di cristallo, ogni alito di vento muove le fronde insicure e flette i rami di corteccia ruvida. Piangerò o sorriderò alfine, di una vita che annichilisce, di un tempo che ricordo coi lacrimoni? La mia quotidianità comunque è di fare il pagliaccetto giudizioso. Mi faccio sorridere guardandomi, loro non sanno che sono pank palp omless reiv insaid. Tutto compìto come si conviene dinanzi tanta storia. Chiamo se arrivo tardi, faccio salotto e d'abitudine guardo l'eredità della rai con la signora Pina. Marino e di là sul divano che guarda chissà cosa. Finisce la truce fogna pre serale in tv e la dolce compagnia ruotinaria. Mi ritiro in stanza. Tutta non mia, non la voglio e non la vedo. Solo finestra per le canne, letto e g5 accanto a terra. Sopra il monitor e l'hard disk esterno nonchè scratch disk final cut, lavoro, tanto lavoro. Tastiera sulle gambe e mouse a infrarossi scorrevolmente scivola sul letto dove anch'io fra poco mi dileguerò stanco e silenzioso. Buio, notte, ogni posto reca con se cose che non capisco.
Mi piace imparare cose nuove.

venerdì 11 aprile 2008

Amore di provincia

Andavano a messa insieme quella mattina. Era molto che non succedeva, lui sempre via e lei, sempre più vecchia, ad attenderlo con i soliti dolci ritornelli.
- Non so... -
- Cosa? -
- No, niente, pensavo... -
- Non vuoi più venire. -
- Ma che mi leggi nella testa? -
- No, ma ti conosco. -
- A si? Spiegamelo un pò allora, che io ancora non l'ho capito. -
- Ma che spiego io, che sono contadina. Io vado a messa, e ti ci porto con me. -
- Vengo e me lo fai spiegare, da chi? Da quel beccamorto di doniginio? Sempre li, dove l'ho visto da bambino la prima volta, rivolto ai fedeli, pauroso, antipatico, e severo, subdolo maledetto prete e... -
-...E basta mo però! Che maleparole sono queste in bocca tua! Va bene, Don Iginio è...é nu beccamuort! E vabbè! Ma mica vado li per lui e lo sai, scema io che ti dò retta. Sù sù, forza andiamo, che è tardi. -
- Va bene andiamo, vengo a messa.Tu, lo sai tu però che lo faccio solo perchè è tanto che manco, e starò poco, e chissà quando torno, e ti avevo promesso una giornata insieme e...e che avevo pensato di portarti a fare una gita? -
- Si lo sò, e sò pure che le vie del Signore sono infinite. E che le promesse terrene sò catenacci. Come la tua... -
- Andiamo va! -
- Andiamo. -
- E attenta li alle scale, guarda che inciampi, aspetta che t'aiuto.-
- Piano piano, non ti preoccupare. -
- Ho deciso. Ora che saliamo in macchina ti porto al mare. -
- Al mare? Ah ah! E che ci vado a fare io al mare? -
Andavano a messa insieme quella mattina. Era molto che non succedeva, lui sempre via e lei, sempre più vecchia, ad attenderlo con i soliti dolci ritornelli.

martedì 1 aprile 2008

Così è

Hitler aveva solo dodici anni quando assistette alla prima opera Wagneriana. Ed è lattiginoso il senso delle cose che si sta schiudendo ultimamente davanti ai miei occhi. Ho cercato gli alieni per tutta la mia breve vita, ed erano qui, sott’acqua, luminescenti e mimetici. Così strani. La follia che si piega al volere di lucidi assassini mi opprime rendendomi instabile, colpevole, destinato a fine certa. Tutto questo perché sporcamente consapevole di quel che il male può, avendolo sfiorato, spiato e sfidato più volte. Mi dicono che bisogna difendere ciò in cui si crede. Credo io? Faccio finta o sto seriamente scivolando giù dalla rupe? Pagano. E continuo a chiedermi dove sia giusto porre l’accento. Ho sentito qualcuno in televisione dire, spietato e spiato, che con la magica cremina s'avrebbe potuto giacere con fanciulla sotto i dieci anni. Se non fossero state inventate le creme lubrificanti, ci sarebbero stati meno pedofili o più sangue? Sacro e profano. Acqua diamantina e cocktail a fermentazione, vedi bar stella in via Cassia. “La forza senza un fondamento spirituale è destina a fallire” lo ha detto Hitler, il Wagneriano, olocausto umano di dubbia provenienza. Le cimici torturano lo stomaco che porto dentro, mi spiano e non m’importa. Che c’è da nascondere? Ciò per cui muoio? La lega delle signorine tedesche appartiene alla nazione, fedeli fino alla morte. Gioventù Hitleriana in loop nelle ere. Era bello pensare di essere superiore a tutti gli altri. Bagliore di animale da preda e canzoni di morte: Noi stiamo sorgendo per affrontare tutte le battaglie. Per il Fuhrer e per la patria!
E concludo qui questo excursus sulla pantomima ch’è l’uomo, specialmente oggi, che è primo aprile, e si scherza.

sabato 29 marzo 2008

martedì 25 marzo 2008

WILD WORLD

Now that I've lost everything to you
You say you wanna start something new
And it's breakin' my heart you're leavin'
Baby, I'm grievin'
But if you wanna leave, take good care
I hope you have a lot of nice things to wear
But then a lot of nice things turn bad out there

Oh, baby, baby, it's a wild world
It's hard to get by just upon a smile
Oh, baby, baby, it's a wild world
I'll always remember you like a child, girl

You know I've seen a lot of what the world can do
And it's breakin' my heart in two
Because I never wanna see you a sad girl
Don't be a bad girl
But if you wanna leave, take good care
I hope you make a lot of nice friends out there
But just remember there's a lot of bad and beware

Chorus

Baby, I love you
But if you wanna leave, take good care
I hope you make a lot of nice friends out there
But just remember there's a lot of bad and beware

Cat Stevens

giovedì 20 marzo 2008

Dentro lontano fuori

PZ.
Se clicki sulla frase si legge meglio, poi se ne vale la pena non lo so.
8).. emiZ

mercoledì 19 marzo 2008

chicchi di riso [pre/elettorali]


Gli uomini si distinguono da ciò che mostrano e si assomigliano in ciò che nascondono.
Paul Valery

Quale governo è il migliore? Quello che c ‘insegna a governarci da soli.
Wolfang Goethe

giovedì 13 marzo 2008

NOthing IS possible (nois'thing possible)

Cosa voglio. Se lo chiedeva un signore distinto all’entrata della metro. Urlava contro il muro tutto il suo veleno per il mondo, il suo mondo, chissà quale.
Li voglio tutti fuori entro stasera! La sono tutti delle merde! Falsi! Come hanno potuto estromettermi! Sto andando ora all’ aeroporto!
Non era poi così matto, aveva l’auricolare di quelli nuovi, attaccati come i cyborg dei film anni 80, col microfonino. Sono io che sto indietro, che sogno la terra e l’orticello. Sto fuori di testa, o a balconcino, ingarito, preno de demenza, infoiato perso, bruciato, incajato, del futuro conosco solo lo slang spicciolo. Comprendo il mio stato di latenza rispetto agli eventi davvero importanti, ma è che mi fanno i trabochetti.
Pensa che volevo capirci un po’ di questa politica del gruppo allo stato attuale e, tornando a casa, bramoso di attualità raccolgo il primo giornale di strada che vedo, già partendo male, che era di ieri. Ma importa poco nell’era dell’informazione veloce - a quale informazione ci arriveremo poi- così leggendo e spulciando il mio corpo leso dagli anni a disinformarmi volontariamente, che ti trovo? Niente, tutti sms informativi su cose pure interessanti ma così, i fatti fini a se stessi , non è che aiutino.
La carta digitale, ecco cosa ci vuole, manca poco ed entra sul mercato, così approfondisci in tempo reale, salti in diretta dal foglio al flusso delle informazioni.
Però ora no, non servono a niente ste notizie così - a che tipo di notizie ci arriveremo poi- Allora ricorro al metodo antico degli informatori. Chiamo Luc, il timido bibliotecario del servizio civile, sempre connesso al terminale, per esigenze personali. Gli chiedo dunque se è vero che la nostra punta di primo piano sia stata declassata a mera panchina, futura cessione. Cioè in che senso, mettono davanti quel cervo senza cervello e a lui lo spediscono in siberia?
Controlla, la talpa, e mi tira fuori l’ansa di questa mattina, chiara, esplicita, incontrobattibile: Il presidente smentisce categoricamente ogni possibilità di cessione prossima e remota dell’elemento in questione, attribuendo le responsabilità di questi equivoci a personalità occulte che a tempo debito verranno ricompensate.
Nero su bianco, la parola da internet fino a far vibrare il mio timpano e di nuovo microsegnale nel cervello. Informazione veloce e, indolore, soprattutto, è ciò che voglio, Dio dell’effimero e dell'artificiale, alleggerito della sostanza scomoda. Aria, aria tanta aria. E un po’ di fuoco per le micce.

martedì 11 marzo 2008

into the snake

C'era una volta una scelta da fare: Vivere una favola o sognare la realtà?

Makile è una bambina africana che vive al Corviale, un quartiere o edificio lungo un chilometro nella periferia di Roma noto a tutti come "Serpentone". È qui che racconti di vita e leggende metropolitane si intrecciano a storie quotidiane. Qui i disagi e le difficoltà si ammucchiano, cresce il mal di vivere; da qui Makilè desidera fuggire e il suo cercare altro la porterà non solo fuori da Corviale, ma anche fuori dal mondo, dalla realtà, dalla ragione. E così da un fatiscente appartamento inizia un viaggio, tra follia e ragionevolezza, tra favola e concretezza. Corviale diventa un vorace Serpente, la Morte una Dama Nera e gli psicofarmaci dolci caramelle. L'improvvisazione di Stefania Papiro sola in scena con tre musicisti che a loro volta improvviseranno le musiche dal vivo è basata sul canovaccio scritto da Dario Aggioli, anche regista.
Consiglio vivamente a tutti questo spettacolo

mercoledì 5 marzo 2008

TILT


Un lampo. E poi buio. Non ricordava nulla. Aveva la testa che scoppiava e gli sembrò di sentire in lontananza una canzone. Buio. Sorrise poi di nuovo si fece serio, nel buio. Allora, prima di tutto la salute. Cominciò timidamente a cercare le risposte sensoriali dalle periferie corporee. Tutto tornava senza la minima latenza e questo voleva dire che sia la testa che il corpo erano a posto. Dunque uscire dal buio. Alzò la mano lentamente fino a quando non incontrò della terra. Terra sotto e sopra quindi, buio. Respiro affannoso, sospetto, polvere. Tese i muscoli del collo e fece per sollevarsi. Fu immediatamente rimesso giù da una testata violenta. Terrore, iperventilazione, gocce infinite sulla fronte, buio. Tremore diffuso crescente e sommesso un grido nacque dalle profondità dello stomaco. Silenzio, buio. Si disse di restare calmo. Non ricordava. Smise subito di provarci, dolore alle tempie. Uscire, solo uscire. Muovendo le mani a cerchio di lato capì di avere spazio. Come verme strisciò nel nero denso. Sassi taglienti sulla schiena, sul ventre, vestiti e carni sofferenti. Ancora avanti, sudore e paura. Dov’era e perché. Chi era. Lo shock, si ripeteva, lo shock. E’ così. Si perde poi si ritrova, la via come la memoria. Ed invece alla fine trovò una parete di terra. Claustrofobia e buio, denti serrati e lacrime. Confusione, panico. Perché si chiedeva, perché. E di nuovo un urlo lo invase tentando per lui di attraversare la materia. E lo fece.
Gli raccontano che quando fu ritrovato era rigido come fosse di legno, gli occhi spalancati e secchi. Gli dissero che fu assai fortunato, sia di aver riacquistato la vista che di essere fra i pochi sopravvissuti del più devastante attentato che la martoriata città ricordasse. L’intero mercato vecchio raso al suolo da uno squadrone suicida. Il suo corpo travolto dall’onda d’urto e scaraventato in aria assieme a case fatiscenti, animali e biciclette. L’intero perimetro di un muro portante lo sommerse e salvò. Tutto chiaro. Tranne il senso forse, ma quello non è necessario quando si è ancora vivi.

sabato 1 marzo 2008

Solo nei sogni


-Grazie, grazie e ancora grazie a tutti voi che da anni seguite con affetto il nostro programma. Niente di nuovo all’orizzonte quest’anno. Lassù in regia, amabile come sempre, il grande Mario, insostituibile pilastro de “l’era dei dubbi”, vi guiderà ancora fra immagini e suoni familiari. E ancora un abbraccio di sincera stima a tutto lo staff tecnico, nessuno escluso, che con la sua totale abnegazione rende il nostro lavoro artistico naturale e soprattutto lineare.
Bando ai sentimentalismi però che siamo solo all’inizio e quest’oggi la scaletta è satura di vere ed emozionanti storie. Nelle prossime due ore scoprirete alcune delle verità relative che spesso ci circondano, le quotidianità nascoste di chiunque.
Ma...prima di proseguire, dura legge della tivvù, qualche minuto in compagnia degli spot, a tra poco.-

-E no è!! Così non è accettabile! .... Ma ci rendiamo conto?!? E siamo solo alla prima puntata! Com’è possibile che non siate in grado di far partire un cazzo di contributo video in tempo?! Io mi chiedo che le facciamo a fare le prove! Allora lo dite, io me ne sto a casa, comoda, invece di venire qui a perdere tempo! E va come va! Dio mio che massa di coglioni! Tu! Tu, razza di imbecille! Non avevamo detto che al mio cenno ti avvicinavi con la camera ai centralini? Zitto!! MARIO! Ma chi ce l’ha messo questo qua?!?.... ah, è uno dei migliori nel campo? Lo sai che c'è? Che tu sei un coglione peggio di lui. Ah, ma mò me so rotta è! Mò parlo con Rigotti e andate a fanculo tutt-i Bentornati all’ “era dei dubbi”, dove ai problemi che quotidianamente e naturalmente ci toccano, rispondiamo con un sorriso comprensivo. Si perché, gli affezionati lo sanno già, siamo qui per capire e migliorare. Un passo alla volta. Senza giudizi ne campanilismi. Oggettivi.
Ma entriamo nel vivo della serata. Molti ospiti illustri stasera tra cui, con nostro immenso onore, niente meno che Francois truffaut, il grande autore di pop italiano. Non dovrei dirvelo ma...
...Ci delizierà più tardi con la sua nuova canzone “nuvelvog” tratta dall'ultimo album "4hundred hits"shhh...
Ora però vorrei cominciare a parlare con Emiliano, ragazzo difficile dai trascorsi burrascosi che ha trovato la forza di andare oltre ed oggi è qui per renderci partecipi della sua incredibile esperienza. Vieni, vieni pure. Si proprio tu, caro, è il tuo momento. Mica ti mangiamo...Non cedere proprio ora, ad un passo dalla vetta…dai..vieni. Qui!
Bene, accomodati, rilassati e…raccontaci…
...
Vuoi un po’ d’acqua, magari ti tira sù? ... No? Va bene. Ho un'idea...tranquillo.
Signori vi prego di avere pazienza. Capendo bene le remore del ragazzo a lasciarsi andare credo sia meglio anticipare la pubblicità, così lasceremo il tempo necessario al timido Emiliano di ambientarsi e farsi coraggio…dai, sorridi che non è successo niente, a fra poco
-oh DiomioDiomioDiomio!!
...
Ma come si fa ad invitare certa gente! Dove la trovano? Al manicomio?
Tu devi solo raccontare quello che hai già detto a milleduecento autori. Che è, non ti ricordi più le modifiche?!? Cambi ancora idea? Non ti piacciono più? Te lo hanno spiegato, non basta la tua misera storia, sono necessarie!
...No? E allora me lo spieghi qual’è il problema cazzo!! … Hai firmato un contratto!
Parla! Si può sapere che c’è che non và? Ci vuoi sabotare? Ti diverti a rovinare il lavoro altrui? Sei scemo?!?... Ma Cristo parla!!
...Cosa?
...
...Ah, tu sei il nuovo fonico…Ho sbagliato persona…ah…Che dire…Un’attimo, mi suona il telefono…si? Dottor Rigotti…salve…si…vengo subito su in regia…
...la puntata sospesa? Ma come...si, una scusa

...come vuole…
...arrivo...-


lunedì 25 febbraio 2008

Andata e ritorno

Bentornato. E che si dice?
Cazzo si dice.
Casini seguo in tour e mi hanno staccato fastweb, e si prova l’ennesima dipendenza. E pensare che ci ho preso in giro cara persona che ormai m’ha dimenticato, ma così và.
E anche cose buone. Come, ad esempio, lo spettacolo teatrale che grazie alla pazienza mia e di Cirioni, verrà forse visto da Costanzo, e che comunque parteciperà al festival grazie al promo. Tanti auguri amica cara mia, tanta merda come si dice nei posti adatti e anche per l’amore, tanta fortuna. Dario funziona? E ho visto un morto cazzo. Di notte, dal finestrino del notturno verso casa di mamma, cara mamma, mai avevo visto un motorone esploso in quel modo. E sono avvezzo ai scoppi carenici, ne ho avuti di intensi e ne ho visti di peggiori ma, pezzi ovunque per cinquanta metri e lui, forse mio padre, incastrato con una gamba sotto una macchina parcheggiata. Troppa gente con la schiena dritta e spaesata quella sera. Troppa evidenza quella sera. Non avevo mai visto un morto, ma non mi fermo di certo. Se non avessi offerto il mio posto a quella signora sud americana che poteva essere mia madre, non avrei mai visto mio padre morto in un anonima notte della periferia romana. Ma oltre oltre e ancora oltre, lavoro con i bambini, mi sta capitando ultimamente. Buongiorno sono Emiliano, non ho mai fatto il fonico ma voi siete convinti di si, e a me sta bene, perché non sbaglio, magari mi vengono i capelli bianchi ma non cedo allo stress arrendevole. E la vostra canna di fumo che di certo è mille volte meglio il mio, che di certo non vi offro, perché non siete fratelli, voi registi e operatori della rai, sorridete ma mi fottereste al primo tentennamento, e io non tentenno, ci sono migliaia di persone meglio di me ma qui ci sono io e Dio, vendo cara la pelle, e fumo personali d’autore, regista di me stesso nello stono che mi scompone e ricompone sempre nuovo. Mi fa strano pensare al fatto che anche un amore che non conosco si muove nella rai nello stesso intertstizio temporale nel quale io vago sorridente. Si perché questo periodo mi viene da sorridere. Mi fa soridere il sudore ed il fiatone. L’acido lattico è ilare di natura. Lezioni di hip hop coi bambini di rai smash, e la soul movie mi da fiducia. Mi promette di partire nel mese entrante per l’isola D’Elba, al documentario gambero rosso, su una nave veliero ancorato nel mio mare rosso di Calvino. Poi la campagna elettorale di Casini in giro per l’Italia e la visiva mi da fiducia. Tutti mi danno molta fiducia ma io dove sono?
Mi chiedo a volte e spesso quanto io esista davvero. Sono vivo?
Ma c’è chi esiste oltre me e per caso capita qui in camera e mi chiede il rollio di un miccino da asporto. Difficile eh? Tipo “focu brucia quannu jaga jaga sunava” gran pezzo reggae. Mi dice fai una canna che di la nessuno mi da retta, e non sa che invece oltre la lieta offerta mi sta regalando un soffice ritorno. Grazie Alberto, non ti conosco ma mi sembra il contrario.

venerdì 15 febbraio 2008

lunedì 11 febbraio 2008

E-DANCE

Chi si è stufato delle discoteche in città o delle lunghe trasferte in automobile per passare una notte a ballare, ora ha a disposizione un alternativa incredibile che arriva, neanche a dirlo, dalla rete. Il sito Awdio (www.awdio.com) diffonde in streaming (a pagamento), dal vivo, il sound dei migliori club di tutto il mondo.
Senza muoversi da casa, potrete vivere uno shock culturale dal quale è difficile uscire indenni: le bestiali notti house del Yumla di Hong Kong, l’elettro-bolliwood dello Zenzi di Bombay, il free-style elettro-jazz dello Smart Bar di Chicago, i placidi remix del Peppermint di Dubai. E ancora lo Zouk di Singapore, il Just 4 U di Dakar, il Cookies di Berlino, di cui magari non avete mai sentito parlare e dove difficilmente passerete una serata. A seconda dell'orario, si può andare a dormire all’alba nella Sonotheque di Chicago o svegliarsi al Lounge di Melbourne. Insomma un giro del mondo in dancefloor aperti 24 ore su 24. Tutto questo grazie all’ AwdioBox, un congegno piazzato nei locali che oltre alla musica riesce a cogliere, per rendere completa l’esperienza, anche il rumore ambientale dei locali. Benvenuti nella quarta dimensione del mondo delle discoteche.

mercoledì 6 febbraio 2008

live shot

A causa del malore di un passegero alla fermata di flaminio, sto fermo da almeno 15 minuti alla stazione di porta furba quadraro. Almeno sto seduto. Osservo il treno a destra e a sinistra. E' uno di quelli nuovi, open space. Posso vedere fino in coda, driblando le persone in piedi che cominciano a muoversi nervosamente. Localizzazione. Secondo vagone, primo posto a destra rispetto al senso di marcia. Accanto ho un sedile vuoto, c'era una signora che si è stufata molto velocemente. Or'ora lo occupa un vecchino un pò sciancato. Oltre lui una ragazza bionda con un libro, riesco quasi a leggere l'autore, L. Di Pentina. Non vedo bene ma dal taglio dei paragrafi direi che è un saggio. Ancora più in là intravedo un jeans chiaro, una borsa blu sulle gambe e un piumino avana. L'attesa è acida. Davanti ci sono solo due posti, presieduti da due Bengalesi con relative buste blu d'ordinanza. Indossano finte nike con scritto alì. Mentre li sto scrivendo vengono raggiunti da due colleghi. Tutti insieme si alzano e se ne vanno. Il treno fischietta e si chiudono le porte. Il vecchietto accanto a me cambia posto e si mette davanti. Poveri Bengalesi, dopo mezz'ora ad aspettare decidono di andarsene e parte il treno. Non sò qual'è, ma credo che dovrei trarne una lezione. Già siamo ad arco di travertino, la frenata mi incolla alla parete. Il vecchio scende e, incredibile, entrano altri due Bengalesi, mi potrebbero sembrare tranquillamente gli stessi di prima se non fosse per le scarpe, ora finte puma, e per i bustoni, ora bianchi. Incosapevoli si siedono agli stessi posti dei connazionali più sfortunati. Questo mi conferma che c'è un senso per tutto e della ciclicità della vita. Colli albani, tre ragazzini ridono e sfilano, lei si siede a terra, che invidia. Popolazione assai eterogenea tutto intorno. Nel divisorio dei vagoni alla mia destra una darkettina tutta in nero, un pò anni ottanta, con cuffioni musicali e borsa viola acceso. Armeggia col cellulare e mi guarda con la coda dell'occchio. Vado oltre per non creare fraintendimenti ma purtroppo si insedia un muro umano che mi copre la visuale. Ricordo solo un ragazzzo in tuta da lavoro targata "galli pavimenti" che dorme tutto polveroso. Siamo di nuovo molto fermi. Minuti minuti minuti. Tutti molto silensiosi, tutti tranne i ragazzetti di prima che non vedo più ma sento chiaramente. PI PI PI PI PI! finalmente si richiudono le porte. E si va, ancora, sempre e comunque. Dal buio verso il buio immersi in una luce bianca e fastidiosa. Mancano un paio di fermate, una tizia mi guarda con insistenza, ho girato subito lo sguardo ma mi sento osservato, che palle. Per fortuna Piazza Vittorio è oltre la prossima frenata. Riemergere in superficie mi da sempre una bellissima sensazione.

domenica 27 gennaio 2008

Piccolo sogno

Un foglio bianco di terra fertile. Io contadino, agricolo dentro. Trattore arante ed errante. Seme che beve pioggia. Germoglio tenace che rompe la zolla. Sole a picco, umido di sera, brina del freddo mattino. Vociare inavvertibile e delicato di lombrichi e formiche. Mantidi, grilli, falene notturne. Talpe e topi. Pecore, vacche, cavalli. Vento fresco che scende dai monti, pettina il grano, asciuga il sudore. Cadenzato sibilo tagliente della falce nell’aria. Covoni ammassati a decine sotto il falco pellegrino che vola e insegue stormi sfuggenti. Rondini, beccacce, cornacchie. Macchie nere e dinamiche nel cielo terso d’agosto di nuvole rade, paffute e familiari. Lente fila di muli che tirano carri. Ruscello vivo, ruota e mulino fra salici e cipressi, ortiche e cardi. Pietra che gira, schiaccia, sminuzza, senza sosta. Sacchi di farina ordinatamente composti nel casolare sulla collina. Tramonto rosso vivo, montagne nere che allungano l’ombra su mani robuste di donna fra acqua, lievito e pazienza. Cortile di cani e bambini urlanti. Cigolio del pozzo, oscuro ed amato. Legna secca, fiamme domate fra la roccia scavata. Odori fragranti, fame nell’aria. Uomini e donne raccolti attorno a tavole imbandite. Formaggi, vino, olio denso. Oche fra le gambe, il gallo su una chitarra rotta e senza corde canta le sue semplici antiche ballate. Brusii umani e animali. Con calma il Creatore guarda dall’alto la terra, dal basso il cielo. Guarda e sorride. Ovunque il sole e la luna riempiono gli spazi. Annullano le ombre creandone di nuove. Pane caldo fra le mani. La lama dentata incide la crosta dura fin dentro il tenero cuore di mollica. Fette di felice fatica, farcite con aglio profumoso e spezie. Gatto sornione che scivola fra i commensali, si struscia lasciando che la dote sua si poggi spontanea dinanzi le dolci vibrisse. E il giorno si fa sera, e la sera diviene notte che presto e docile si arrende al mattino. Così, mentre lento il mondo cambia e invecchia veloce, facendosi nuovo, niente muta nei miei occhi.

sabato 26 gennaio 2008

mercoledì 23 gennaio 2008

Winter on a solitary beach

Lunedì ho attuato il mio primo atto psicomagico. Per chi non sapesse nemmeno di che parlo, bè, fatti vostri. Non è proprio il momento della pazienza per me. Andatevi a leggere “quando Teresa si arrabbiò con Dio” oppure “La danza della realtà” o meglio ancora “psicomagia” e non cacate il cazzo. Bene, dicevo, l’atto psicomagico, mi dovevo liberare del peso della vecchia casa. Casa dove ho visto separazioni dolorose, overdose, pianti, risse, buio, perdizione, morte. Ora è occupata e meglio così per me, un po’ meno, a mio avviso, per gli ignari abusatori che si ciucceranno il karma nero accumulatosi con gli anni. Ma questi non sono fatti miei e comunque non me ne frega poi tanto. Quello che mi interessa è risolvere. Lunedì era da risolvere il peso insopportabile che comunque sentivo ancora attaccato all’anima. Io poi, le cose decido di farle, seriamente, nei sogni. Strano ma vero. Se da un sogno esco con un ricordo preciso o una sensazione, non posso esimermi, anzi a dire il vero di solito sono d’accordo. Così partii per Londra. Così decisi di dire cose importanti, il giorno dopo. Nello stesso modo, domenica notte, mi è sembrato di decidere: “ Domani mi alzo presto, mi faccio di creatina, sali minerali, vitamine, magnesio e via discorrendo (poiché da bravo abusatore ho capito che per adesso non posso proprio abbandonare le sostanze, massimo posso reindirizzare gli stimoli, sotto controllo medico, e non è poi così male), dicevo, mi alzo, mi faccio, prendo la bicicletta, meccanica divina, e senza riserve me ne vado dritto al mare, al pontile di ostia, con tutto quello che mi resta della casa, un mazzo di tre chiavi, bastarde chiavi, e lo butto a mare, mi rigiro e torno senza pausa alcuna. Ora, io non sono un ciclista, forse quest’estate mi ci sono avvicinato ma il freddo inverno e ennesime mie ricadute, più mentali che fisiche, per fortuna, mi hanno portato a calare di molto il tono, quindi, stì settanta chilometri non erano assolutamente nelle mie gambe. Per questo mi è sembrato sensato farlo. Non si può vincere una guerra senza spargimento di sangue e visto che il conflitto non s’è mai arroccato oltre i miei confini, la sostanza ematica non poteva essere che la mia, anche se in senso figurato. A cinque chilometri circa dal mare già accusavo i tipici effetti della carne tremula: Fame, intorpidimento muscolare, dolori articolari. Pontile, due barrette di integratori ad alta digeribilità a base di vitamine sali e potassio, abbondante acqua, tempo grigio, freddo, mare calmo. Bellissimo. Sono stato lì cinque minuti, chiavi in mano. Poi ho pensato che non era uno spettacolo, che non c’è preghiera senza sentimento. Non c’è regola che imponga la parola come necessità d’un semplice atto. Ho quindi gettato lontano il mazzo, mi sono rigirato e via così, di classe direi. Dopo soli cinque chilometri, alla fine del lungomare prima di prendere la Cristoforo Colombo un pensiero: Le ho buttate, ho fatto quello che dovevo, ho pure superato la prima e penultima stazione del treno utilizzabile, stella polare, sono sulla Colombo, sul ponticello, sotto, i binari e a vista la stazione di Castel Fusano. Cento metri. Chi mi vieta di tornare in treno? Non ce la posso proprio fare, credo. Sto già in fase calante e mancano ancora trenta chilometri. E se mi strappo. E se a una certa le gambe mi fanno come quella volta? Per quanto volessi spingere sui pedali non c’era verso di farlo, mi dissero che è normale, fui costretto a fare gli ultimi chilometri verso il lago camminando con tutte le gambe tremanti, tipo vecchietto sciancato. Dicevo, Colombo, stazione, perché no, ma così che senso ha? No no no no no! A morte le scuse e vaffanculo. Di certo non rischio niente di confrontabile a quello che ho rischiato in passato, fottendomene allegramente. Fanculo tutto! Divisione mentale in micro tappe, sapessi farlo nella vita, calma, molta calma, non forzare, primo strappo pesante, concentrati sul computerino, velocità fissa, leggi i metri che passano, testa bassa, non guardare avanti oltre due metri, respira, respira! Secondo e ultimo strappo duro, Roma, traffico, maledetti semafori, fermo, riparti, fermo ,riparti, scoppio, davvero scoppio, ultimi chilometri. Come uno sciroccato, parlando davvero:” dai! Forza che ci sei! Forte e chiaro! Forte e chiaro! Vai, vai, vai cazzo!”. Come quando ero ragazzo e davvero facevo sport, le gare, quelle di fondo le mie preferite. Acqua mista a urla del pubblico non pagante, resistenza, controllo, forza finale, che orgasmo.
Arrivato, in tutti i sensi, bravo. Giorno dopo, rotula e caviglia sinistra scricchiolanti, natica molto dolorante, muscoli ok. E’ solo la pigrizia che ci incula. Ora sono già più di trentasei ore che il sale e l’acqua del mare stanno ossidando il freddo metallo.

sabato 19 gennaio 2008

Libero arbitrio



il filosofo oltre me

mercoledì 16 gennaio 2008

de ci sio ne


voglio essere letto
non voglio esser famoso
me ne fotto riccamente
tanto prima o poi stiro
intendo muoio
sticazzi del notorio
voglio essere criticato
incalzato
a Roma si dice blastato
ora inizio un promoting serrato
una promozione volgare e inutile
affine al mio essere
perciò prego gli sventurati riceventi
di dedicarmi 10 minuti di vita
tanto prima o poi
stirate pure voi
e non pensate,FANDOLO,di buttare tempo
tanto comunque
che lo vogliate o no
il vostro tempo si butta da se
s'allontana da voi senza un grazie
io
invece
grazie ve lo dico se mi sommergete di insulti
o peccaminosi commenti
o che ne so
comunque non mi farete sentire solo
una buona azione
per un tossico indipendente
kizz

lunedì 14 gennaio 2008

A.A.A.


Se penso alle cazzate che ho fatto nella vita.
Alle gocce che son piovute in testa.
Non pensare al treno profumato e moro
Quello evitato con dolore.
Che stupidoNGIOVanniBUTTAtiRENDI conto!?
Capisci ho ti faccio un disegno?
Frustrazione insopportabile
Frustrazione assordante.
Mi hanno offerto buon vino rosso
Ho bevuto.
Mi hanno offerto sorrisi
Sono fuggito.
Pugilato paradenti e rintronìe.
Arrampicata down hill cross hill.
Apnea atmosfere fischi nelle orecchie
Qualcuno ha voglia di picchiarmi?
Un picchetto nel cuore, un altro ancora
Apriamo una nuova via.
Vene ai polsi, cappi, tagliole e poveri lupi.
Veleno antidoto e poi ancora veleno.
Rabbia d’esser sano
Malato.
Amore che non inseguo
Ma
Che non so rinunciare.
Non dimentico ma vorrei.
Quando mi chiedo
Ma chi cazzo è che comanda qui dentro!?
Avverto solo sguardi complici
Specchi ammiccanti
Cameriere svestite e pianisti falliti.
Chi è che comanda?
Solo specchi
Chi è?
Qualcuno dice sia io.
Chi?!?
Tu

sabato 12 gennaio 2008

Across the universe


Le parole scorrono come pioggia incessante dentro una tazza di carta
Scorrono selvaggiamente e scivolano via
Attraverso l’ universo
Pozze di dolore, onde di gioia vanno alla deriva nella mia mente aperta
Mi possiedono e mi accarezzano

Niente cambierà il mio mondo
Niente cambierà il mio mondo
Immagini di luce frammentata che ballano davanti a me
come un milione di occhi
Continuano a chiamarmi
Attraverso l’ universo
I pensieri vagano come il vento senza riposo nella cassetta
della posta
Procedono alla cieca mentre si fanno strada
Attraverso l’ universo

Suoni di risate, ombre di vita squillano nelle mie orecchie
aperte
Mi incitano e mi invitano
Amore immortale senza limiti, che splende intorno a me come un milione di soli
Continua a chiamarmi
Attraverso l’ universo

John Lennon- Paul McCartney

mercoledì 9 gennaio 2008

L'AUTOMOBILE. arbitrarietà, magia e crimine


Ho uno strano modo di collocare i ricordi nel tempo. Non mi riesce proprio di fare mie date precise, orari e quant’altro. Questo però non vuole dire affatto che non abbia memoria. Forse è semplicemente dislessica. Più o meno 4-5 anni fa vivevo in pieno un periodo assai libertino. Come chiave di lettura l’abitudine mia e di altri compagni di svegliarsi il venerdì ed in serata essere alla torre. A mezzanotte andare al fu bocciodromo di Testaccio (che noi chiamavamo bruciodromo, che simpatici). Ballare e socializzare fino a mattina. Continuare il sabato in relax fino alla sera, di solito alla torre. Dalle 22:00 in poi cominciava l’infoline del rave. Ricerca morbosa per alcuni. Prima o dopo si otteneva risposta, vaga, perciò prima o dopo si trovava il posto occupato. Poi, nella tarda mattinata di domenica, se non dopo, andare via, finendo di vivere la domenica. Poi finalmente a letto.
Era estate, forse luglio, forse cinque anni fa. Forse tornavo verso quella che una volta era casa mia ora infestata da poveri topi. Comunque, ero la intorno in quel periodo, così funziona. Camminavo sotto un sole caldo in testa come piombo, pensieroso e indigente, neanche una sigaretta.
Una volta ero in moto, fermo al semaforo di un incrocio. Dall’altra parte, ad almeno venti metri, turbinava un foglietto. Non so come ma seppi subito che erano soldi. Pensavo contemporaneamente di essere scemo e di avere ragione mentre poggiavo la moto e correvo diagonalmente la strada verso quello svollazzio. Venti euro. Ancora oggi non mi spiego come fu possibile vederli.
Passai di fianco ad una macchina parcheggiata. Dopo pochi passi tornai indietro convinto che fosse aperta e che ci fosse un pacchetto di sigarette fra i sedili. Mi sbagliavo? No, anzi, questo macicino d’auto aveva anche le chiavi attaccate. Presi di corsa il pacchetto e allontanandomi di buon passo meditai sul fattore chiavi.
Dopo circa dieci-trenta giorni si era a cena da mamma con mio cugino fratello. Una bella serata normale dopo la quale fummo sulla Tuscolana ad aspettare il notturno. Per fare cosa? Per andare dove? Pensammo al rave. Purtroppo però sapevamo che i vari sound romani avevano organizzato una storia grossa nella pineta di Campo di carne, Nettuno. Dirottare l’autobus? Cercare un passaggio nei soliti posti? Un pensiero luciferino e un piano degno di lui quand'è ubriaco. Attraverso tre tappe, tuscolana-termini, termini-Venezia, Venezia-monte Mario e una bella passeggiata fummo al punto x con la sola speranza che fosse ancora lì. Un buon piano d’azione, molto liberal. A tarda notte l’auto non c’era. Ero quasi felice ma qualcuno in testa mi suggerì di fare semplicemente qualche passo ancora. Aveva ancora una volta ragione. Non l’avevo mai fatto, non l’ho più fatto, d’avere un palo per cugino che ha per parente un ladro di galline. Non partiva come nei film quando si è braccati poi finalmente un rombo spolmonato. Il compare saltò a bordo e mi esibii in un’involontaria partenza con sgommata picara. C'era un po’ di benzina, c’era il pieno di gas. Quante risate a difesa dalla paura. Quanta notte quella notte. Nel naturale buio fra venerdì e sabato il capitale a-sociale era di pochi euro. Programma della festa minimale: da ven notte a dom no stop multi sound system. Si decise comunque per una soluzione finale. Concluso il party riordinare l’auto che era uno schifo già di suo, abbandonarla in un buon posto e telefonare anonimamente alla polizia. Attraverso vie non facilmente prevedibili non fu per niente così che andarono le cose. Ci separammo definitivamente, mesi dopo, a Novara.
- continua -