sabato 29 dicembre 2007

PORTAPORTESE techno trance

Questa è la mia personale interpretazione del mercato di Portaportese, uno storico mercato che nonostante gli anni mantiene vivo il ricordo della vecchia Roma.Purtroppo la conversione in mpeg4 per il web lascia sempre perplessi. Vabè.
Buona visione.

Mille modi per dirsi addio

Potrei scendere, fare due passi, trovare un pezzo di cocaina buona per ammazzarmi. O magari, se non fa tanto freddo, potrei arrivare alla stazione, dieci minuti a piedi. Con un bel pezzo di eroina di strada ce la faccio quasi di sicuro a fottermi…quasi…mmh, la fretta è cattiva alleata. Se aspettassi solo fino a capodanno potrei andare alla Festa. Ingoio dieci bombe, acchitto mari di keta e poi torno a casa in macchina alle dieci di mattina. Che schianto perfetto. E se poi le reggo e non funziona? E’ divertente da morire, o no? Morire poi, che parolone. Io sarei disposto anche ad una tregua. Una tregua armata, s’intende. Perciò prendo il coltello e mi siedo in cucina di fronte al frigorifero. L’idea è quella di tagliarmi in pezzi precedentemente studiati, così che possano entrare comodamente nella ghiacciaia e passare alla fase due del piano…l’ibernazione. Mi mancano ancora alcuni dettagli però e non vorrei forzare i tempi della scienza. Devo valutare bene. Poso il coltello e vado in bagno. Carino, proprio un bel bianco. Sanitari, ceramiche ai muri, perfino il pavimento è bianco. Qual candore...omnium oculos in se converto! Non posso fare a meno di sognare d'aver con me un ordigno a basso potenziale esplosivo. Ho un istinto astrattista innato. Disfarmi per farmi opera…oh poesia. Devo rimediare la bomba! Assolutamente! Dopotutto è quasi capodanno. Giù c’è un po’ di tutto. Ci sono spacciatori di alcol, fumo, erba, cocco, robba, paste, keta, trip, oppio, funghi, botti, motorini, macchine agricole, cavalli da corsa, divise d’ordinanza, mappe segrete, documenti veri e verosimili, alibi, raccomandazioni, organi, e poi ci sono i miei preferiti, gli spacciatori di spacciatori. Non spacciano niente ma se vai da loro ti spacciano ogni singolo spacciatore del quartiere. Chiaro no? I miei preferiti. Deciso mi infilo le scarpe nere, quelle scomode, così che tenga sempre bene a mente il mio obiettivo. Scendo. Risalgo pensando a quante brutte storie si raccontano su certi posti. Questi posti. Box degli attrezzi, vano grande. Mazzetta da cinque chili e gancio uncinato. Dopotutto mi dispiacerebbe se fosse qualcun altro a decidere l’ involuzione delle mie cose. Scendo di nuovo ma con più baldanza. Mi ricordo qualcuno in un film, ma chi? Assesto un colpo. Cinque chili di metallo precipitano sulla mia cassetta delle lettere che esplode come un uovo…o come…un arancio…ecco chi! Jack Nicholson! “Weeeendy...Ti faccio esplodere quella testolina come un arancia…”. Ho ripudio di me che sono pigro e m’affido ai botti di capodanno. Con un po’ di volontà potrei riuscire a costruire un marchingegno. Un arnese con una molla abbastanza potente da far scattare il martello sulla mia testa come ho fatto ora io con la cassetta. Però in bagno. Ci penso un po’ e risalgo dubbioso. Ci sono così tanti modi per dirsi addio che non si riesce mai di lasciarci davvero.

giovedì 27 dicembre 2007

Fame

Il mio dietologo è un’ uomo di grande cultura e pazienza. Non sto qui a raccontare quante volte si è costretto a ripetermi le norme base di una corretta alimentazione. Infinite volte mi ha ricordato come non esistesse un'unica panacea che potesse garantirmi l’adeguato apporto di elementi vitali in ogni momento della vita. Così, come un nonno indulgente col piccolo e curioso nipote, ricominciava ogni volta da capo:
“Quello che fa di noi esseri sani non è la carne, ne le verdure, o la frutta. Nessuna proteina, animale o vegetale, nessuna fibra. Non un olio essenziale, sale o spezia che sia, può garantirci l’equilibrio duraturo a cui tutti noi aspiriamo. Avere del sale in zucca senza il giusto apporto di zuccheri nel cuore ci espone a gravi rischi. Le carenze, di qualsiasi genere siano, non sono mai salutari in un sistema cellulare complesso come il nostro. Come ripeto spesso, la potenza è nulla senza controllo. E, come dico ancora più spesso, questo nostro paese si sta rincoglionendo correndo dietro alla dieta dissociata. Dissociazione! Ci può essere una pratica meno salutare? Ascoltami, mio caro affamato paziente, ogni corpo è un meccanismo unico e soltanto tu puoi decifrarne gli schemi. Mio è il compito di consigliarti. Soltanto questo, dopotutto sono solo un dietologo. Vivi intensamente ogni ora, corri, balla, fai l’amore e lotta anche, quando serve. Ridi, pensa, canta e mangia. Mangia finchè puoi ciò che preferisci e brucia. Brucia fiero come una torcia nella notte.”

Close up

Sono attratto dalle immagini come la falena lo è dalla luce. Forme, colori, significati, nulla. Affonderei nel labirinto di linee dinamiche della realtà perdendomi e ritrovandomi. Perdendomi e ritrovandomi. Guardare e lasciarsi guardare. Pensare. Osare figure paradossali nel mio spazio. Il mondo, come un nastro, mostra e ripete all’ infinito la Vita. Vita! C’è un’ unico simbolo che possa rappresentala? Una sequenza dal significato univoco? Un punto fermo della percezione? Il ribollire di innumerevoli esistenze s’avvicina, con le sue interdipendenze, le sfumature, a ciò che cerco. Non posso farne a meno, attratto mortalmente dall’ inutile.

lunedì 24 dicembre 2007

NATAleTALE

-Buon Natale signore, qualche spicciolo…- -Signorina, buon Natale, qualche….- . Niente. -Buon Natale, qualche spicciol….-. Non mi sentono, neanche guardano. Dimenticato. Lungo la ricca via delle spese natalizie, cerco un poco di soldi per riuscire a dormire stanotte poichè la prima coperta calda è uno stomaco quieto. Hanno gettato tutto all’aria senza che nessuno davvero si ribellasse. Dato alle fiamme quello che c’era di buono di questi giorni. Così, seduto a terra, su un cartone abbastanza spesso da isolarmi dal marciapiede freddo e sporco, accetto tutto ciò che il mondo mi concede. -Buon natale signora…- Oggi ho cominciato più tardi del solito. Questa notte il freddo e il bisogno di cibo caldo non mi hanno dato tregua e verso le quattro, per disperazione, ho cominciato a camminare per le vie deserte del centro masticando un pezzetto di legno per placare la fame. Saranno state le sei, ho trovato una grata sul retro di un palazzo signorile dalla quale fuoriusciva aria inquinata e calda, allora mi sono accomodato sul letto di cartone che porto sempre con me e mi sono lasciato scivolare nel sonno. Poche ore però, poi il frastuono cittadino m’ha richiamato a se e di nuovo ero a vagare fra uomini e donne indaffarati. -Signore, qualche spicciolo…-. Non è un buon periodo questo per vivere. Proprio inadatto a…- Signori, prego, uno sp..-. Non era così prima, e lo posso dire con certezza visto che sono molti anni che mi affido al buon cuore dei passanti per continuare ad esistere. –Signora, qualche…- Ero qualcuno una volta anche se stento a ricordare bene chi fossi. Sono stato bambino, questo e certo e giocavo con gli amici nei prati dietro casa, dove ora c’è un nuovo svincolo dell’autostrada. –Uno spicciolo signore….Grazie tante e buon…- Già è lontano, le gambe del benefattore si fondono velocemente con quelle degli altri. Nell’ intrico dei passi altrui cerco di cogliere le storie silenziose che si trascinano dietro. Scarpe scintillanti di donne felici a passeggio, frenetico picchiettare di tacchi, voci confuse senza volto, tasche, borse, mani ondulanti, oro, argento, acciaio. Dopo ore di immobilità supplichevole la voce cantilena autonoma e lo sguardo affonda oltre lo scorrere di stoffa e persone – Signora, uno spicciolo per Na…-, vanno oltre fingendo di guardare il telefono, o il cielo che si scurisce velocemente o semplicemente mi ignorano imbarazzati. Le persone a natale sono peggiori. S’accendono sentimenti sintetici, misere semplificazioni di schemi complessi che come ogni pratica necessiterebbero di costante applicazione e sacrificio. Invece tutti improvvisano malamente. La paura di tanta luce fa fuggire le persone fra luminarie e vetrine, messaggi d’auguri generici, sorrisi stilizzati e traffico. A volerci credere tutto così sembra più brillante, speciale. Ma non per me che mi siedo a terra e annuso la parte bassa delle persone. Non per me che conto i soldi nel cappello e so fare calcoli. A natale sono più povero. Ogni singolo e freddo natale ho sperimentato dentro lo stomaco e nel cuore la realtà nuda e cruda.-Signorine, uno spicciolo per…- Chiuse nelle proprie gioie giovani, ridono, si spingono. Scompaiono nella folla. Buon Natale mondo.

giovedì 13 dicembre 2007

Friends of mine

Ci ho messo un pò a scriverne. Per imbarazzo ma più che altro per non cadere in superflue frasi di circostanza che tanto mi dispiacciono. Basta poco che ce vò diceva qualcuno. Il 5 mi avete fatto veramente molto felice, ne avevo bisogno e credo lo sapeste bene. Perciò, il modo migliore per ringraziare i dodici santi magi è quello di mostrare il primo lavoretto autoprodotto con la telecamera - che ho chiamato Piccola - che mi avete donato. Anche se, con mia grande gioia, la prima cassetta inserita è stata per lavorare e credo porti bene. Spero a tutti. Vi voglio bene.
Riguardo "Night shot" potrei dire che è un simpatico micromovie. Sia la compressione per il web che gli effetti spinti nel colore e nelle prospettive non rendono giustizia alla qualità della telecamera ma ne esaltano le qualità che cercavo: Dimensioni, maneggevolezza, essenzialità.
Musiche:
Llorca- Indigo blues; Crash test dummies - mmm mmm mmm mmm: Aphex twin - Afx237 V7
Durata 5 min e 10.
Buona visione (se non si dovesse vedere cliccate sullo schermo e vi linka nel tubo)

martedì 11 dicembre 2007

Io, la Mosca e Bunuel

Ma ti sembra questa l’ora di pensare? Mi chiedono le confuse solite vocette impertinenti. Pare che ultimamente anche chi non ha nulla da dire non resista e sputi micro immondizie letterarie. Bè, io non sono da meno. Se le dinamiche sono quelle che mi sembra di aver capito, ogni sacco di spocchia può, dall’alto dei suoi attestati ufficiali e dei suoi grandi occhi infelici, tessere le lodi all’inverso della propria vita. Certo che all'alba avrei voluto leggere di meglio ma sono io che ho costruito castelli sulla sabbia.Alle sette meno un quarto di mattina, dopo una notte a montare matrimoni napoletani dal format tutto da vedere, penso che “non solo moda“ me lo può anche baciare, il culo. Ma crolla anche inesorabilmente un altro torrione del sogno che mi ero cucito in testa. Ho gli occhi scardinati e le mie toste chiappe cominciano anche loro un antagonismo militante. Comunque, come dicevo, m’è venuta in mente ed ennesimamente ho letto, ho pensato e non mi è affatto piaciuto. Quello che ho letto, quello che ho pensato? Entrambi. Oggi, fra un po’, si ritorna al lavoro. Eppure mi fa godere sotto sotto di distruggermi la vita per niente. Perché credo davvero che tutto sto sbattimento non serva. Però bisogna pur fare qualcosa. Che poi un giorno si arriva e non si ricorda più la partenza. Circa dieci ore fa ho finito di rivedere il pianista sull’oceano, ieri (anzi ormai l’altro ieri) vari pezzi di “the holy montain” di jodorowsky e, tanto per gradire, ho proposto ad una cara neofita, la visione integrale di “Un chien andalou” del vecchio Bunuel.
Mi ha angosciato il caro Luis, in alcuni momenti avrei voluto distogliere lo sguardo, ma almeno questo nella vita non l’ho mai fatto. Era molto che non ci si vedeva. Mi ha di nuovo, o ulteriormente, tagliato l’occhio. M’ha strizzato l’anima. Ho un dubbio: stavolta il cinema non c’entra perché avevo dieciasette anni e credevo di studiare cinema mentre ero solo un innocente confuso povero coglione. In ogni caso, più o meno validi “maestri” tentavano di fare di quel film e di molti altri il nostro pane quotidiano. Poi i diciotto anni e la festa che tutti aspettano e credo pure io e diciannove, venti e rotolarono i rotoli e vaghi dintorni, viaggi, ritorni, dimenticanze in evoluzione, apparizioni, sparizioni di perle mare fango e BUM! Per dirla semplice THAT LINK IS FUCKED. S’è crinata irrimediabilmente la surreale e artificiosa zona d’ombra dove nascondersi quando gli interrogatori si fanno fitti e puntano ferocemente la luce in faccia. Nudo al centro di una stanza affollata rimbalzo da un immagine all'altra come una mosca scappando dalla mano. Che cosa ne può sapere un insetto che sfugge ad una morte così semplice del mondo fuori dalla porta, delle città, degli stati e di tutto l’inutile resto. Niente e comunque non credo gli interesserebbe farsi un cortocircuito. Eppure sia io che la fastidiosa mosca mia amica, il buon Bunuel e svariati altri siamo qui oltre l’uscio e non ci capiamo un benemerito cazzo. Chi per un motivo chi per un altro ognuno di noi resta atterrito se pensa a tutto quello che non capisce. Mica siamo come gli altri che sparano sentenze e merda dalla bocca per non aver paura. No no, noi accettiamo la nostra ridicola limitatezza, ne io ne gli altri ci sentiamo minimamente intelligenti e ne diamo prova spesso e volentieri. Se fossi stato davvero intelligente mi sarei forse ritrovato alle sette di mattina, dopo la suddetta video immondizia a pagamento, a scrivere con dedica questo biasimevole intruglio di me? Non credo. Come non credo che chi si trova in una posizione scomoda abbia il diritto di essere nervoso o critico. Perché a meno che non siate poveri davvero, malati davvero, emarginati davvero, davvero fottuti finiti invischiati deprivati dell’energia stessa che vi tiene in piedi, non avete da far altro che muovere il culo e ringraziare Dio che non vengo li a prendervi a calci in bocca personalmente, che così almeno ce l’avrete davvero un buon motivo per piangere. Per il rispetto dovuto ai cuori che si stringono fino a frantumarsi. Agli stomaci vuoti saziati nell’immondizia della nostra opulenza, ai bambini dimenticati e a tutta la natura che cede il passo con dolore. Devo scavare, scavare a fondo fino al filo rosso. Dimenticarmi di me e sperare un giorno, dopo tanti anni, di incontrarmi ancora.

mercoledì 5 dicembre 2007

Piedistorti
camminandovunque
lascianostreminiscenze
Passilenti
atraversolitudini
Alberigogliosinistri
Forzature

lunedì 3 dicembre 2007

chittarra arpa


Andy Mckee
I will see you again