lunedì 25 febbraio 2008

Andata e ritorno

Bentornato. E che si dice?
Cazzo si dice.
Casini seguo in tour e mi hanno staccato fastweb, e si prova l’ennesima dipendenza. E pensare che ci ho preso in giro cara persona che ormai m’ha dimenticato, ma così và.
E anche cose buone. Come, ad esempio, lo spettacolo teatrale che grazie alla pazienza mia e di Cirioni, verrà forse visto da Costanzo, e che comunque parteciperà al festival grazie al promo. Tanti auguri amica cara mia, tanta merda come si dice nei posti adatti e anche per l’amore, tanta fortuna. Dario funziona? E ho visto un morto cazzo. Di notte, dal finestrino del notturno verso casa di mamma, cara mamma, mai avevo visto un motorone esploso in quel modo. E sono avvezzo ai scoppi carenici, ne ho avuti di intensi e ne ho visti di peggiori ma, pezzi ovunque per cinquanta metri e lui, forse mio padre, incastrato con una gamba sotto una macchina parcheggiata. Troppa gente con la schiena dritta e spaesata quella sera. Troppa evidenza quella sera. Non avevo mai visto un morto, ma non mi fermo di certo. Se non avessi offerto il mio posto a quella signora sud americana che poteva essere mia madre, non avrei mai visto mio padre morto in un anonima notte della periferia romana. Ma oltre oltre e ancora oltre, lavoro con i bambini, mi sta capitando ultimamente. Buongiorno sono Emiliano, non ho mai fatto il fonico ma voi siete convinti di si, e a me sta bene, perché non sbaglio, magari mi vengono i capelli bianchi ma non cedo allo stress arrendevole. E la vostra canna di fumo che di certo è mille volte meglio il mio, che di certo non vi offro, perché non siete fratelli, voi registi e operatori della rai, sorridete ma mi fottereste al primo tentennamento, e io non tentenno, ci sono migliaia di persone meglio di me ma qui ci sono io e Dio, vendo cara la pelle, e fumo personali d’autore, regista di me stesso nello stono che mi scompone e ricompone sempre nuovo. Mi fa strano pensare al fatto che anche un amore che non conosco si muove nella rai nello stesso intertstizio temporale nel quale io vago sorridente. Si perché questo periodo mi viene da sorridere. Mi fa soridere il sudore ed il fiatone. L’acido lattico è ilare di natura. Lezioni di hip hop coi bambini di rai smash, e la soul movie mi da fiducia. Mi promette di partire nel mese entrante per l’isola D’Elba, al documentario gambero rosso, su una nave veliero ancorato nel mio mare rosso di Calvino. Poi la campagna elettorale di Casini in giro per l’Italia e la visiva mi da fiducia. Tutti mi danno molta fiducia ma io dove sono?
Mi chiedo a volte e spesso quanto io esista davvero. Sono vivo?
Ma c’è chi esiste oltre me e per caso capita qui in camera e mi chiede il rollio di un miccino da asporto. Difficile eh? Tipo “focu brucia quannu jaga jaga sunava” gran pezzo reggae. Mi dice fai una canna che di la nessuno mi da retta, e non sa che invece oltre la lieta offerta mi sta regalando un soffice ritorno. Grazie Alberto, non ti conosco ma mi sembra il contrario.

venerdì 15 febbraio 2008

lunedì 11 febbraio 2008

E-DANCE

Chi si è stufato delle discoteche in città o delle lunghe trasferte in automobile per passare una notte a ballare, ora ha a disposizione un alternativa incredibile che arriva, neanche a dirlo, dalla rete. Il sito Awdio (www.awdio.com) diffonde in streaming (a pagamento), dal vivo, il sound dei migliori club di tutto il mondo.
Senza muoversi da casa, potrete vivere uno shock culturale dal quale è difficile uscire indenni: le bestiali notti house del Yumla di Hong Kong, l’elettro-bolliwood dello Zenzi di Bombay, il free-style elettro-jazz dello Smart Bar di Chicago, i placidi remix del Peppermint di Dubai. E ancora lo Zouk di Singapore, il Just 4 U di Dakar, il Cookies di Berlino, di cui magari non avete mai sentito parlare e dove difficilmente passerete una serata. A seconda dell'orario, si può andare a dormire all’alba nella Sonotheque di Chicago o svegliarsi al Lounge di Melbourne. Insomma un giro del mondo in dancefloor aperti 24 ore su 24. Tutto questo grazie all’ AwdioBox, un congegno piazzato nei locali che oltre alla musica riesce a cogliere, per rendere completa l’esperienza, anche il rumore ambientale dei locali. Benvenuti nella quarta dimensione del mondo delle discoteche.

mercoledì 6 febbraio 2008

live shot

A causa del malore di un passegero alla fermata di flaminio, sto fermo da almeno 15 minuti alla stazione di porta furba quadraro. Almeno sto seduto. Osservo il treno a destra e a sinistra. E' uno di quelli nuovi, open space. Posso vedere fino in coda, driblando le persone in piedi che cominciano a muoversi nervosamente. Localizzazione. Secondo vagone, primo posto a destra rispetto al senso di marcia. Accanto ho un sedile vuoto, c'era una signora che si è stufata molto velocemente. Or'ora lo occupa un vecchino un pò sciancato. Oltre lui una ragazza bionda con un libro, riesco quasi a leggere l'autore, L. Di Pentina. Non vedo bene ma dal taglio dei paragrafi direi che è un saggio. Ancora più in là intravedo un jeans chiaro, una borsa blu sulle gambe e un piumino avana. L'attesa è acida. Davanti ci sono solo due posti, presieduti da due Bengalesi con relative buste blu d'ordinanza. Indossano finte nike con scritto alì. Mentre li sto scrivendo vengono raggiunti da due colleghi. Tutti insieme si alzano e se ne vanno. Il treno fischietta e si chiudono le porte. Il vecchietto accanto a me cambia posto e si mette davanti. Poveri Bengalesi, dopo mezz'ora ad aspettare decidono di andarsene e parte il treno. Non sò qual'è, ma credo che dovrei trarne una lezione. Già siamo ad arco di travertino, la frenata mi incolla alla parete. Il vecchio scende e, incredibile, entrano altri due Bengalesi, mi potrebbero sembrare tranquillamente gli stessi di prima se non fosse per le scarpe, ora finte puma, e per i bustoni, ora bianchi. Incosapevoli si siedono agli stessi posti dei connazionali più sfortunati. Questo mi conferma che c'è un senso per tutto e della ciclicità della vita. Colli albani, tre ragazzini ridono e sfilano, lei si siede a terra, che invidia. Popolazione assai eterogenea tutto intorno. Nel divisorio dei vagoni alla mia destra una darkettina tutta in nero, un pò anni ottanta, con cuffioni musicali e borsa viola acceso. Armeggia col cellulare e mi guarda con la coda dell'occchio. Vado oltre per non creare fraintendimenti ma purtroppo si insedia un muro umano che mi copre la visuale. Ricordo solo un ragazzzo in tuta da lavoro targata "galli pavimenti" che dorme tutto polveroso. Siamo di nuovo molto fermi. Minuti minuti minuti. Tutti molto silensiosi, tutti tranne i ragazzetti di prima che non vedo più ma sento chiaramente. PI PI PI PI PI! finalmente si richiudono le porte. E si va, ancora, sempre e comunque. Dal buio verso il buio immersi in una luce bianca e fastidiosa. Mancano un paio di fermate, una tizia mi guarda con insistenza, ho girato subito lo sguardo ma mi sento osservato, che palle. Per fortuna Piazza Vittorio è oltre la prossima frenata. Riemergere in superficie mi da sempre una bellissima sensazione.