lunedì 5 gennaio 2009

territorio e me

Tutto ok? Quant'è che non ci si vede? Specchio affilato t'evito ma poi alla fine mi volto.
Do le spalle ad una camera spartana. Il bagaglio è sfatto. L'ora tarda.
Roma, è trent'anni che m'affolli i ricordi. Si fanno spazio a fatica altri luoghi fra le rovine e Roma rovinata nel suo divenire. Il dubbio è se quello che permea questi ricordi, queste mura e me sia o meno in relazione con il territorio intorno.
Dice “ma sei sempre allegro? Come fai?” e io “Faccio finta di essere allegro” e lei “Capisco, fai come faccio io allora.”. Le dico “E' una difesa per non far sapere i cazzi miei e non sta funzionando.”.
Il festival del cinema, la festa de noantri, i fuochi d'artificio a San Paolo, Piazza navona a Natale, le luci messe a mestiere su ogni rudere roccioso. Salendo di notte da Piazza Venezia, l'Altare della Patria con due divise immobili e silenti, marmo bianco e scale, i cavalli militari che svettano nel cielo. Poi per via dei fori imperiali, fra colonne, mezzi muri, statue, qualche turista affascinato. A sinistra, evitando il colosseo lontano c'è via Cavour, lì si attraversa un limbo, una sfumatura percettibile, una lunga salita. Qualche localino, poi palazzi signorili, infine alberghi. S'apre Piazza dei Cinquecento, stazione termini. Il non luogo della città. Rumore d'auto e persone, continuo come lo stridio degli stormi appollaiati sugli alberi sporchi di smog. Ombra sui ruderi che affolano le vie. Sulla puzza di fast food, kebab, pizza. Sugli straccioni e le cartacce. Le bottiglie di birra abbandonate. In ombra lo spaccio e i furti con destrezza, le truffe, l'elemosina aggressiva.
I negozi cinesi riforniscono gli ambulanti operosi. I suv in doppia fila, nullafacenti che trafficano sul telefonino e guardano minacciosi. Prostituzione, usura, mille affari possibili qui. Tassisti e viaggiatori si attraversano e s'affrettano verso Roma.
Roma metro a Roma metro b. Fermate autobus sparse e informativa zero. Qualche tram, quache treno. Senza une vera interconnessione fra i mezzi, le mappe si limitano ad informare sullo stato delle cose con colori accesi e fantasie di tratto per i mezzi e i percorsi. Roma annega nel ritardo. Spesso ho pensato, adesso o mai più, bisognerà pur cominciare da qualche parte. Ho cercato di essere convincente ma ogni anno che passa vedo aumentare il divaro tra me e Roma, fra Roma e le altre città.
Romano e macchina. E moto, motorone, motorino. Microcarrette suicide. Cittadino avvelenato bloccato nel gorgo metallico, continuo a guardarti. Ho visto san pietrini divelti dalla pioggia, asfalto e buche. Pericolosi rimbalzi, improvvisi avvallamenti, slittate, fanali rotti, testacoda, sportelli rientrati, airbag, schianti frontali. Ruote nell'aria che girano ancora, sul lungotevere di Roma che sprofonda sotto il suo peso ma da l'illusione che non sia vero. Che fa pensare a Roma eterna. Un significato specifico e non solo un insieme di punti ed eventi nello spazio.
Ma non credo sia importante. Come non lo è sapere se si è o meno eterni o comprendere perchè le strade non sono sicure. Non è essere o non essere. No.
Importante sarebbe capire dove finisce termini e comincia colle oppio che poi diventa palatino aventino e ostiense,e poi testaccio marconi e l'eur, decima, mostacciano, spinaceto. E questa è solo una traiettoria possibile di confini che mi sfuggono e fuggono fuori da Roma. Non so precisamente dove sono, potrei essere sulla pontina verso napoli o sulla Salaria verso rieti o ancora sull aurelia per genova seguendola oltre, fino l'oceano. Sapere dove comincia un quartiere e finisce un' altro è fondamentale. Non sottovalutare le strade mai percorse per non trovarsi d'improvviso nel posto sbagliato. Occorre focalizzare bene dov'è che si abita. Il dove immobile dal quale poter partire certi. Non è facile, ci si perde nei carteggi catastali e nelle delibere del comune ma soprattutto tra le voci di quartiere. Potreste assistere all'accesa lite fra vecchietti per un pugno di vie contese da anni. Io stesso non potrei dire con esattezza dove sono nato. A dirlo a uno del posto, Tiburtina, occore specificare a che altezza, che perciò forse è verderocca o casal bruciato, dipende. Quartiere tiburtino è un altra cosa. Dice che molti fingono, dicono tiburtina per non dire casal bruciato che è peggio. Gli rispondo che lo fanno pure quelli dei paesi fuori dal raccordo anulare quando vanno all'estero. Vengo da Roma, dicono. Si fanno metropolitani per vanto. Mi guarda complice. Noi no, ammicca. In verità io vorrei essere assai più esotico nei natali, ma non glielo dico così. Sto divagando dal punto. Lo faccio spesso.
Ho letto che più si va avanti più la percezione dello scorrere del tempo si velocizza. Cioè succedono molte più cose, si accavallano fuori e dentro e si dimentica in proporzione. Una corsa folle verso un impatto inevitabile. Dicono che è la tecnologia, che è colpa del calendario maya, addirittura collegano il cambio di magnetismo terrestre alla ghiandola pineale. Io sono daccordo. Come dire ad un gobbo “Negli anni a venire la visione del mondo sarà sempre più bassa per l'essere umano”, non potrà non esserne convinto anche lui.