mercoledì 9 gennaio 2008

L'AUTOMOBILE. arbitrarietà, magia e crimine


Ho uno strano modo di collocare i ricordi nel tempo. Non mi riesce proprio di fare mie date precise, orari e quant’altro. Questo però non vuole dire affatto che non abbia memoria. Forse è semplicemente dislessica. Più o meno 4-5 anni fa vivevo in pieno un periodo assai libertino. Come chiave di lettura l’abitudine mia e di altri compagni di svegliarsi il venerdì ed in serata essere alla torre. A mezzanotte andare al fu bocciodromo di Testaccio (che noi chiamavamo bruciodromo, che simpatici). Ballare e socializzare fino a mattina. Continuare il sabato in relax fino alla sera, di solito alla torre. Dalle 22:00 in poi cominciava l’infoline del rave. Ricerca morbosa per alcuni. Prima o dopo si otteneva risposta, vaga, perciò prima o dopo si trovava il posto occupato. Poi, nella tarda mattinata di domenica, se non dopo, andare via, finendo di vivere la domenica. Poi finalmente a letto.
Era estate, forse luglio, forse cinque anni fa. Forse tornavo verso quella che una volta era casa mia ora infestata da poveri topi. Comunque, ero la intorno in quel periodo, così funziona. Camminavo sotto un sole caldo in testa come piombo, pensieroso e indigente, neanche una sigaretta.
Una volta ero in moto, fermo al semaforo di un incrocio. Dall’altra parte, ad almeno venti metri, turbinava un foglietto. Non so come ma seppi subito che erano soldi. Pensavo contemporaneamente di essere scemo e di avere ragione mentre poggiavo la moto e correvo diagonalmente la strada verso quello svollazzio. Venti euro. Ancora oggi non mi spiego come fu possibile vederli.
Passai di fianco ad una macchina parcheggiata. Dopo pochi passi tornai indietro convinto che fosse aperta e che ci fosse un pacchetto di sigarette fra i sedili. Mi sbagliavo? No, anzi, questo macicino d’auto aveva anche le chiavi attaccate. Presi di corsa il pacchetto e allontanandomi di buon passo meditai sul fattore chiavi.
Dopo circa dieci-trenta giorni si era a cena da mamma con mio cugino fratello. Una bella serata normale dopo la quale fummo sulla Tuscolana ad aspettare il notturno. Per fare cosa? Per andare dove? Pensammo al rave. Purtroppo però sapevamo che i vari sound romani avevano organizzato una storia grossa nella pineta di Campo di carne, Nettuno. Dirottare l’autobus? Cercare un passaggio nei soliti posti? Un pensiero luciferino e un piano degno di lui quand'è ubriaco. Attraverso tre tappe, tuscolana-termini, termini-Venezia, Venezia-monte Mario e una bella passeggiata fummo al punto x con la sola speranza che fosse ancora lì. Un buon piano d’azione, molto liberal. A tarda notte l’auto non c’era. Ero quasi felice ma qualcuno in testa mi suggerì di fare semplicemente qualche passo ancora. Aveva ancora una volta ragione. Non l’avevo mai fatto, non l’ho più fatto, d’avere un palo per cugino che ha per parente un ladro di galline. Non partiva come nei film quando si è braccati poi finalmente un rombo spolmonato. Il compare saltò a bordo e mi esibii in un’involontaria partenza con sgommata picara. C'era un po’ di benzina, c’era il pieno di gas. Quante risate a difesa dalla paura. Quanta notte quella notte. Nel naturale buio fra venerdì e sabato il capitale a-sociale era di pochi euro. Programma della festa minimale: da ven notte a dom no stop multi sound system. Si decise comunque per una soluzione finale. Concluso il party riordinare l’auto che era uno schifo già di suo, abbandonarla in un buon posto e telefonare anonimamente alla polizia. Attraverso vie non facilmente prevedibili non fu per niente così che andarono le cose. Ci separammo definitivamente, mesi dopo, a Novara.
- continua -

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