domenica 11 novembre 2007

Risposta al neorealismo


Fuoco su frammenti di muro e piante
rampicanti del cuore
Un gatto si aggira ancora magro tra il reticolato della mente.
Cerca cibo, ma io non ne ho più…
non ho nulla da dare a quella bocca affamata…
nulla che non mi faccia digrignare i denti
Porte spaccate/mani rotte/sangue/ io che inseguo i miei sogni/primo disegno verde sul muro
Incubi si susseguono frenetici nella mia mente,
tutto ciò di splendente è deformato,
tutto ciò di decadente è vivido e lontano.
Chiudono i ponti davanti a me
I rubinetti finiscono di gocciolare, lo specchio riserva ancora i miei trucchi davanti a mille e più occhi
Esco dalla doccia vestita invernale
l’asciugamano ancora intorno al corpo
Quello che era da serbare è qui
dentro me
Ma qualcosa sputa fuori
Qualcosa che non smetterò mai di vomitare
Risale dalle viscere
Esce da tutti i pori
Si trasforma in bava/lacrime/dolore/aria soppressa/smorfia sul viso/mocciolo liquido/occhi gonfi/ labbra serrate
Si trasforma in sorriso che esplode
In fusa nelle mie orecchie
Scroscia l’acqua sul mio corpo livido per il troppo tempo abbandonato
Ma siamo qui
vivi
Calpestati da tutte le avventure
Con calli tendenti a circondare vene sottili
Ancora qui
Con il sorriso del disprezzo
Il riso che si trasforma in ghigno capace di deglutire
Io conosco quel sorriso
Come una mela acerba che si apre al sole
Ricordi sfrattati
Chiusi in una valigia fatta esplodere da criminali di quartiere
colpe da non far risalire
vittime e carnefici sono solo fogli trasparenti dai risvolti appannati
gocciolo veleno dai capelli strappati
il liquido amniotico mi ricorda che esisto
io
e anche tu
ragazzo dalle mille canzoni
lasciato in una macchina per troppo tempo
inghiottito da meccanismi di cera
il mio sorriso come mela acerba va a noi
piccoli asteroidi impazziti in un Roma di diapositive e polaroid
motorini, incendi, macchine da presa, gente del manicomio, baci e schiaffi che paralizzano il tempo
ma ancora ricordo il muretto nella strada del vecchio mercato
la mano nel buio
e un amico che urla in preda a distorsioni immaginarie
nulla è perso ora che so che ancora siamo
non più
non solo
ciò che la fragilità nella foto di me a trigoria con il vento nei capelli e gli occhi nel passato/presente guardava persa
ora,
indosso ancora quel profumo inebriante di mela


Pamela

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